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"Mare Rosso": il nuovo romanzo di Folco Quilici

a cura di Solen De Luca

 

Dopo "Alta Profondità" e "L'Abisso di Hatutu", continuano le avventure degli archeosub Marco Arnei e Sarah Morasky

In perenne ricerca. È l'impressione che dà ancora a 72 anni Folco Quilici, giornalista, scrittore e fotografo da sempre sulla cresta dell'onda. E sono tantissimi i riconoscimenti italiani ed internazionali che continuano a consacrarlo come uno dei nomi di massimo prestigio nella cultura del mare. Le sue pubblicazioni sono entrate nelle classifiche annuali dei libri più venduti ed hanno fatto il giro del mondo. Dopo "Alta profondità" e "L'Abisso di Hatutu", Folco Quilici pubblica un nuovo romanzo - "Mare Rosso", edito dalla Mondadori - che completa la trilogia. Mondo Sommerso ha intervistato per voi il suo instancabile autore.

Sinopsi

Con l'aiuto del fedele Juv, i due protagonisti Marco e Sarah continuano le loro imprese sottomarine nell'arcipelago delle Dahlak, nel sud del Mediterraneo di fronte alla Dancalia, una zona arida in superficie, i cui fondali sono coperti da una foresta madreporica multicolore e rigogliosa senza pari al mondo. Marco e Sarah scopriranno ben presto che le acque vicino all'isolotto di Dur-Ghella - dove hanno deciso di porre il Campo base delle operazioni che intendono compiere - sono da sempre teatro di un vasto e redditizio traffico di armi e droghe, oltre che un antico mercato di merce umana. Grazie all'ingente somma di denaro guadagnata con la Missione Hatutu, il professor Arnei è alla ricerca del relitto del piroscafo Elizabeth, una nave da trasporto inglese proveniente da Bombay, dove aveva caricato preziose statue, naufragata ai primi del '900. Gli sviluppi della sua ricerca saranno però molto diversi da quelli preventivati: scoprirà, infatti, che il relitto trovato è in realtà quello di un sommergibile carico di denaro fuori corso, e si troverà a dover salvare Sarah, sequestrata da una flottiglia di pirati che richiedono, in cambio della sua liberazione, la consegna del presunto tesoro.

Qual è il motivo di questo titolo?

L'azione del romanzo si svolge nel Mar Rosso, teatro di una tensione internazionale caratterizzata da accanite lotte tra bande rivali. Ad incendiare il tutto vi è, inoltre, un contrabbando di droga, armi e bambini che esiste fin dai tempi più antichi nello Stretto di Bab-el-Mandeb - appunto la "Porta del Mare" - tra Africa ed Arabia. Si tratta di un luogo tutt'oggi infestato dai pirati, e quindi molto pericoloso. Qualche tempo fa, addirittura, una barca fu attaccata e l'equipaggio si salvò solo grazie alla reazione dell'armatore che aveva portato con sé un fucile a pompa.

Quale importanza ha dato alla ricerca storica nella stesura del romanzo?

Come in tutti i miei precedenti lavori, la trama è il frutto di una grande ricerca, sia storica che scientifica. Ma non è tutto merito mio: ho la fortuna di avere un paio di collaboratori molto bravi ed efficienti che svolgono questo duro lavoro. Nel caso di "Mare Rosso", la ricerca più complessa non è stata tanto quella della pirateria, quanto quella riguardante la storia dei sommergibili italiani nel Mar Rosso, per la maggior parte sterminati dal gas sviluppatosi al loro interno. Su questo fatto storico, si inserisce la nuova avventura dei due archeologi che dovranno penetrare il relitto di questo ignoto sommergibile, di cui non esiste traccia alcuna.

Perché continuare con gli stessi protagonisti?

Sono molto affezionato a Sarah e Marco, che trovo così simpatici… Le loro figure riassumono quelle degli archeologi e subacquei che ho avuto modo di conoscere, mentre il mio aiuto operatore subacqueo e grande maestro Masino Manunza mi ha ispirato il mitico personaggio di Juv, il subacqueo sardo dal forte cinismo, ma anche dalla grande saggezza. E poi, si dice che un cavallo vincente non vada mai cambiato.

A quale pubblico si rivolge Mare Rosso?

Credo di non sbagliare se dico che Mare Rosso è come la Nutella: è adatto sia ai bambini che ai novantenni. Secondo il mio editore, il lettore tipico è quello che ha sempre sognato di avere avventure del genere, ma non ne ha mai avuto la possibilità. Ho anche scoperto che tante ragazze comprano i miei libri per i loro mariti, padri, fratelli o amici subacquei. Infine, ci sono le mamme che li regalano ai loro bambini: forse per prepararli ad una futura ed eventuale professione?

Quali sono gli ingredienti del romanzo?

Essenzialmente sono due: la fantasia e la scienza, intesa come storia, biologia e tecnica della navigazione. Cerco sempre di fondere questi elementi in modo da amalgamarli in un'avventura che possa appassionare il lettore e, fino ad ora, credo di esserci riuscito. Prima di essere mandato in stampa, un mio romanzo viene letto e riletto tantissime volte sia da me che da mia moglie Anna, che considero un po' come una coautrice. È lei ad indicarmi dove il meccanismo stride ed io a porvi rimedio. Devo aggiungere che la mia lunga esperienza nel montaggio di film e documentari mi è inoltre di grande utilità, perché la stesura del romanzo viene sempre pensata in sequenze cinematografiche.

Immagino, quindi, che le piacerebbe poterne realizzare un film.

Moltissimo, ma per questo servono alcune svariate centinaia di miliardi che io non ho e che non ha neanche la Rai. È andata così per un altro mio libro - "Cacciatori di navi", tradotto in inglese - il cui film è stato prodotto dagli americani.

In "Mare Rosso" sono presenti elementi autobiografici?

Purtroppo, solo in parte. Non ho mai fatto l'archeologo subacqueo e non ho quindi potuto vivere le incredibili avventure dei due protagonisti. Ma è esattamente quello che mi piacerebbe poter provare, se avessi 40 anni di meno.

In molti si chiedono come riesca a scrivere un libro all'anno…

Ogni libro è la preparazione di quello successivo che è, a sua volta, il seguito del precedente. Questo significa che, in realtà, anche se impiego circa un anno per scriverlo - come nel caso di "Mare Rosso"- ogni romanzo è il risultato di innumerevoli riflessioni scaturite da pile di appunti accumulate negli anni e di altrettante letture. Io scrivo tutti i giorni, ma solo di mattina presto, più o meno dalle 6 meno un quarto alle 10. Devo molto anche a tutti i miei collaboratori, senza i quali non avrei realizzato tutto ciò. Il segreto, forse, è proprio quello di non essere mai contento di quello che si è fatto e volerlo sempre perfezionare. Attualmente, la mia maggiore soddisfazione sta proprio nello scrivere, e ringrazio Dio per l'aiuto che mi ha dato. Rimpiango solo di non avere più tempo per poter andare sott'acqua e godermi la mia barca.


Solen De Luca