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Folco Quilici
Filmografia
 

 

"Gente"
18 giugno 2004

MAR ROSSO

"Un disastro" mi disse l'amico di ritorno dalle Maldive. "La temperatura è cresciuta, coralli e madrepore sono morti."

Sbarcai allo stesso atollo tre anni dopo, invano cercai immagini di questa ecocatastrofe in miniatura. Evidentemente la temperatura era tornata normale, madrepore e coralli erano ricresciuti.

"Un alto e basso continuo" mi spiegò un grande scienziato dell'Università di Pisa, Giorgio Marinelli "le vere, temibili variazioni climatiche si misurano sull'arco di milioni d'anni. Non facciamoci spaventare da chi, spesso in malafede, grida al disastro con troppa disinvoltura."

"Il Mar Rosso? con la quantità d'Hotel costruiti sulla costa, addio barriere coralline…" gemeva un mio vecchio compagno d'immersione, osservando le foto delle installazioni turistiche nel Sinai egiziano.

Anch'io covavo lo stesso timore, poi accettai un invito a Sharm el Sheik, vi sbarcai con mio nipote Paolo (anni dieci, ottimo sub) e gli dissi "Non entrare in acqua davanti all'albergo, non ci sarà più nulla da vedere. Domani andiamo a un reef lontano, ci immergeremo dove questo mare è ancora godibile."

Ma Paolo, disobbedì, smaniava dalla voglia di immergersi. Conclusione, emerse felice per aver visto, senza attendere l'indomani, una barriera corallina intatta. Madrepore, pesci farfalla e tante altre creature multicolori. Non era un miracolo, ma saggezza ecologica degli egiziani, per preservare il mondo subacqueo, motivo numero uno del turismo sulle loro coste, da tempo hanno proibito ogni scarico degli Hotel in mare. Tutto quanto potrebbe inquinare finisce alle spalle di Sharm e di Hurgada, nel deserto.

Così il turismo sopravvive, anzi cresce. E chi grida e lacrima sulle coste del Mar Rosso "ridotte a un muro di cemento" come la Riviera Romagnola o la Costa Azzurra, non sa quel che dice, oppure è un socio dell'ecoterrorismo, club politico con molti soci, in Italia. Occorre infatti calcolare che se tre o quattrocento chilometri lineari di costa del Mar Rosso sono occupati da insediamenti turistici, l'eventuale danno all'ambiente naturale di questo mondo sottomarino unico al mondo è insignificante. Non solo per le sagge misure igieniche, precauzionali e per le aree marine protette create nelle zone turistiche; ma perché questi insediamenti occupano solo una parte del Mar Rosso, lungo oltre novecento chilometri. Il che moltiplicato per due linee costiere e per le rive delle migliaia di isole grandi e piccole, significa uno sviluppo di oltre tremila chilometri. Sicché il rapporto tra le zone vergini e quelle invase dai turisti è di dieci a uno.

Negli ultimi anni sono stato con una barca attrezzata, lungo le coste del Sudan, dell'Eritrea, dello Yemen, dell'Arabia Saudita e in arcipelaghi con centinaia di isole come le Dahlak o le Farasan. Mi sono immerso e ho ritrovato la "maraviglia" del Mar Rosso che filmai e fotografai per "Sesto Continente" agli inizi degli anni cinquanta. Dopo mezzo secolo il mondo sommerso più bello del pianeta è intatto. Tale e quale io lo vidi da ragazzo. Intatto anche perché questo ambiente è l'unico, in tutto il pianeta, obbligato a riconoscenza eterna a una guerra. Infatti il conflitto tra Israele e Egitto provocò la chiusura del Canale di Suez per oltre dieci anni; il che impedì il transito d'ogni linea marittima, soprattutto ha precluso il passo alle petroliere. Quando poi il Canale s'è riaperto, erano entrate in servizio le superpetroliere giganti e il Canale è risultato troppo stretto, costringendole a altre rotte. Questo ha preservato il Mar Rosso dai problemi e dai guai sofferti da altre acque nel resto del mondo.

Tranquilli, quindi. Il Mar Rosso è salvo, resta splendido.

Folco Quilici