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L'Abisso di Hatutu




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    Innumerevoli lunghe braccia si torcevano e si arricciavano come un nido di anaconda, sembrava volessero afferrare alla cieca qualsiasi oggetto si trovasse alla loro portata. Non aveva faccia o fronte visibili, né segno immaginabile di sensazione o di istinti; ma emergeva dai flutti come non fosse di questa terra. Poi con cupo rumore di risucchio quanto era apparso scomparve. E Starbuk gridò con voce scalmanata: "Lo spettro bianco!".

    H. Melville, Moby Dick, 1851


     

    Ancora un'avventura con il team specializzato in missioni di ricerca nelle profondità del mare, Marco Arnei, Sarah Morasky e Junio Valerio Manunzi.
    Vivremo con loro un'avventura diversa da quante essi abbiano mai affrontato.
    Con loro dirigeremo verso il centro dell'Oceano Pacifico imbarcati su un veliero di forma e strutture antica, il tre alberi Jack London, attrezzato come consente, oggi, la più moderna tecnologia navale.
    Armatore del vascello è William Faber Niau, arcimiliardario neozelandese, re del tonno in scatola. Gigante d'origine maori, vigoroso vecchio di quasi ottant'anni, da sessanta in sedia a rotelle per un incidente di rugby, W.F.Niau ha deciso di impegnare il suo tempo e il suo denaro in una impresa difficile, se non impossibile. Strappare all'oceano l'ultimo grande segreto di tutti i mari: scoprire dove vive un architeutis, riuscire a incontrare un architeutis, far conoscere al mondo l'immagine di un architeutis nel suo ambiente.
    La meta del Jack London nelle acque del Pacifico, sono canali tra le Isole Marquises, profondo tratto di mare dai mutevoli umori meteorologici; e sin dal tempo dei balenieri noto per il passaggio di capodogli; e là dove nuotano questi giganti, i naturalisti di biologia marina sono certi si trovi l'habitat naturale degli architeutis. Quando si incontrano e lottano, lo scontro tra i due giganti del mare si conclude solo con la morte d'uno di loro: architeutis e capodoglio sono infatti l'uno la preda dell'altro, implacabili nemici.

     

    Una scommessa con se stesso, quella caccia all'architeutis, quella sfida personale mascherata da impegno scientifico. Eppure W. Niau è tranquillo, anche se investe nell'impresa una montagna di dollari e rischia credibilità e vita; a dargli sicurezza sono le persone al suo fianco, esperti tecnici dell'alta profondità quali Marco Arnei e Sarah Morasky; e un grande biologo marino, il tedesco Frailich; figure di rilievo cui s'aggiunge un gruppo di tecnici specialisti guidati da Juv Manunzi.
    Un team di grande capacità per garantire il successo della Missione, affrontando non uno ma due temibili avversari. E un antagonista

     

    Del primo avversario, il colossale cefalopode, architeutis, poco o nulla si conosce. Inquietanti enigmi aleggiano sulle sue dimensioni; si ipotizza e si scrive da due millenni sulla sua forza e aggressività eppure all'inizio del terzo ancora nessuno l'ha incontrato e visto vivo. La profondità del suo habitat lo ha difeso dalla caccia e dalla curiosità dell'uomo, solo casuali ritrovamenti, segnalati da balenieri di corpi mozzati e dilaniati, portati in superficie da correnti marine e gettati sulle rive in varie parti del mondo, hanno offerto certezza della sua esistenza. E quel tanto appena sufficiente ad affidargli un nome e valutarne grosso modo misure e peso, e per alimentare ipotesi fantastiche sulla sua aggressività. Nella profondità in cui si suppone lui viva, l'esplorazione scientifica s'è spinta solo in rare occasioni, con batiscafi che consentono scarsa mobilità e visibilità; per questo l'architeutis resta una creatura mai vista da occhi umani, benché non sia un minuscolo pesce di grotta o una microscopica creatura del plancton, ma il suo corpo sia più lungo di quindici metri; e lunghi oltre dieci i suoi otto tentacoli.
    Il peso supposto del suo corpo, di cinque tonnellate, è dotato di armi di difesa e di offesa, tentacoli serpentini e strangolatori, appendici multiple munite di uncini e ventose; una bocca dalla quale sporge un becco poderoso e azzannatore. E' rivestito di una pelle corazzata dalla quale emergono grandi occhi sempre sbarrati.
    I cultori della fantabiologia lo ritengono una "forma diversa" di evoluzione nel nostro pianeta; altri lo definiscono addirittura "creatura aliena giunta sulla terra da un mondo sconosciuto".
    Fantasie possibili perché si continua a ignorare se sia un solitario o viva in gruppo, a quale velocità si muova spinto dal suo sifone, come si orienti e come veda nel buio assoluto dell'abisso.
    Comunque è un "mostro" nel vero senso della parola: in perenne ricerca di prede, nei bui e gelidi recessi degli oceani
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    Sarà quindi motivo di fama offrire al mondo scientifico certezze sull'architeutis, superare la barriera di ignoranza su una tanto straordinaria e orrida creatura.
    W.F.Niau dopo un'esistenza fisicamente infelice e solo mirata a creare una grande industria, vuole che in futuro il suo nome si ricordi come quello del primo uomo al quale sia riuscita l'impresa di mutare un essere mitico in creatura reale. Raccogliendo per primo una documentazione sul "mostro", che consenta alla scienza di riempire una pagina ancora non scritta nel gran libro della biologia marina.
    Consegnerà il suo nome alla storia dell'esplorazione e della ricerca: è questo un suo pensiero fisso. Invecchiando e sentendosi prossimo alla fine continua a ripetere a se stesso: "… si muore solo quando è dimenticati", frase letta in un libro di Faulkner e mai dimenticata .

    W.F.Niau, aveva assunto - dopo una lunga ricerca in Europa e in America - non solo il professor Frailich, biologo marino noto come il più autorevole studioso del "mistero architeutis"; ma anche Arnei, affidandogli il comando della Spedizione. Da quanto aveva letto sulle sue capacità di lavoro in alta profondità e della capacità della sua partner, aveva sciolto le ultime riserve e ordinato all'equipaggio del Jack London di salpare le ancore per dirigere sulle Marquises.

     

    In un primo momento, Marco, Sarah e Juv, avevano avuto una certa perplessità nell'accettare incarichi di responsabilità nella "Missione architeutis"; avevano riflettuto a lungo sulla proposta, discusso tra loro. Quando avevano finito col rispondere di sì, la decisione non era dipesa solo dal fatto che i tempi si presentavano difficili per il lavoro di ricercatori nel campo dell'archeologia sottomarina in alta profondità, ma soprattutto perché la proposta del neozelandese, ancorché tanto singolare, li affascinava. L'ultimo a convincersi era stato il fedele Juv (ma la diffidenza era una caratteristica del suo carattere); tuttavia, anche lui - dopo aver dichiarato "d'accettare controvoglia" - s'era imbarcato nell'impresa. Finendo ben presto con l'entusiasmarsi, occupandosi dello studio e della costruzione - nel maggior cantiere di ingegneria sottomarina, a San Diego - di un "mezzo" per scovare, fotografare l'essere nascosto in fondo al mare. Ha collaborato agli studi teorici e alle prove pratiche che hanno portato alla costruzione e all'approfondimento di un minisommergibile (varato come "Nautilus", nell'ovvio riferimento a Giulio Verne) ora imbarcato a poppa del Jack London.
    E' dotato non solo di vari sistemi di registrazione d'immagini e suoni, ma anche d'armi e astuzie di diversa difesa, nel caso un architeutis non gradisse l'incontro e volesse attaccare l'intruso.

     

    Poco prima di salpare da Auckland, W.F.Niau aveva concesso interviste a giornali e reti TV, mettendosi in bella posa accanto al suo "Nautilus". Aveva largamente pubblicizzato la sua impresa, gli scopi prefissi, i mezzi di cui disponeva, la fama dei collaboratori al suo fianco.
    Quelle abbaglianti luci accese sul progetto erano parse una provocazione a un personaggio che s'era prefisso di dedicare la sua vita alla "guerra ecologica"; e in particolare era deciso a battersi con ogni mezzo per "difendere il mare dall'intrusione dell'uomo".
    Quel personaggio sarà il secondo avversario della Missione imbarcata sul Jack London.
    Temibile forse quanto l'architeutis per W.F.Niau e Marco Arnei.

     

    E' un giapponese, costretto a vivere da alcuni anni coperto da una argentea tuta di speciale tessuto plastico, a protezione del suo corpo piagato; lo isola completamente dal mondo esterno (sul volto, solo una minima fessura per gli occhi), con una schermatura molto simile a quella usata da chi penetra un'area di alta radioattività.
    Lo costringono a questa difesa le conseguenze di un incidente subito quando aveva avuto il coraggio d'entrare assieme a altri dodici kamikaze nella centrale nucleare giapponese di Tokaimura; deciso anche a morire con i suoi colleghi pur di "spegnere" un impianto al plutonio impazzito, e evitare così un olocausto della popolazione civile.
    A differenza degli altri undici, non è morto, Okiro; ma le radiazioni assorbite quel giorno hanno letteralmente "divorato" la sua pelle; e se sopravvive lo deve solo a una apparecchiatura interna alla speciale guaina di protezione (per cibarsi e per lavarsi deve rinchiudersi in una speciale cabina pressurizzata che lo segue ovunque).
    I suoi fanatici adepti, una ventina, sono in gran parte donne. Gruppo di dubbia provenienza, antisociali pur nel loro idealismo, abituati a una anticonformistica e trasgressiva "vita di gruppo". Si sono autoproclamatosi con orgoglio "combattenti animalisti" e hanno scelto Okiro come loro capo.
    Appaiono nello specchio d'acque dove il Jack London è giunto per la sua missione di ricerca, decisi a sabotarla, decisi a ostacolare le operazioni "di chi ferisce la natura"; e tale considerano W.F.Niau, anche se camuffa i suoi atti come "ricerca scientifica". Con la loro base galleggiante, lo Shark - vecchio trimarano dipinto di nero e coperto di scritte battagliere e provocatorie - hanno lasciato il Giappone per opporsi al "Progetto architeutis". Al gruppo l'"arroganza del conoscere" (loro definizione) è parsa una provocazione. E si ritengono autorizzati a lottare con ogni mezzo per salvare il mare e le sue biodiversità.

     

    E proprio uno dei massimi esempi di biodiversità, l'essere che W.F.Niau e Marco Arnei stanno cercando.
    E non solo loro.
    Sulle incerte tracce del gigante abissale, si è mosso anche un antagonista del neozelandese, da sempre in competizione con lui; un altro "grande vecchio", altrettanto ambizioso e ricco; californiano d'esuberante vitalità come il suo antagonista, ha raggiunto fama e ricchezza nella produzione e vendita d'ogni genere di cibo in scatola.
    E' deciso a sconfiggere, umiliare W.F.Niau perché non accetta rivali al suo stesso livello economico e di potere; lui e solo lui, è re di quel tipo di prodotto. Si chiama Theodor Abrams Todd e vuole fare di più e meglio del concorrente.
    Per questo, appena saputo del "Progetto Architeutis" ha deciso d'organizzare un'impresa analoga, mirando non solo a un risultato più spettacolare, ma anche redditizio; deciso non solo a strappare all'Oceano il suo più geloso segreto; ma addirittura di catturarne un esemplare vivente.
    A questo scopo ha un elaborato piano con esperti nel campo della pesca abissale; in laboratori e cantieri norvegesi, ha finanziato progetto e costruzione di un robot filoguidato "da cattura"; macchina intelligente, dotata di straordinari sensori da ricerca, di armi a siringa in grado di iniettare diverse sostanze altamente anestetizzanti e di speciali ganci e reti.
    Sarà quindi un vero e proprio satellite da "guerre stellari sottomarine", il mezzo per localizzare, raggiungere, colpire e catturare l'architeutis; e poi trainarlo con la Onyx, nave attrezzata a questo scopo. Il progetto prevede infatti che l'esemplare catturato - mantenuto in alta profondità - venga rimorchiato in lenta navigazione sino a una immensa "gabbia" a pressione sino alle Hawaii, dove costituirà l'attrazione mondiale di uno zoo subacqueo.

     

    Tra il Jack London e l'Onyx, tra i due miliardari testardi e ambiziosi la sfida incrociata si svilupperà in un continuo confronto e nel reciproco condizionamento, sopra e sotto le acque dell'Oceano. Sembrerebbe un copione già scritto, in tutte le sue pagine drammatiche o paradossali, di audacia e di follia. Invece l'inattesa irruzione "sul campo" degli "animalisti combattenti" di Okiro, cambia le carte in tavola.
    I "cacciatori" d'architeutis, non tarderanno a comprendere con chi hanno a che fare, chi governi lo Shark e segua Okiro nelle sue azioni di sabotaggio: idealisti non innocui, ma violenti e motivati da intenzioni precise quanto quelle dei "cacciatori". Vogliono compiere un atto che porti il loro gruppo all'attenzione del mondo certi di poter vivere, in queste acque, il momento più eccitante della loro lotta contro chi turba l'equilibrio naturale dei mari; che ne saccheggia la ricchezza, lo inquina, lo spopola.
    Se saranno vincitori di uno scontro difficile con due cinici miliardari, la loro sarà la vittoria di "ecologisti in guerra con il mondo per salvare il mondo". Così ha teorizzato l'elaboratore della loro dottrina; benché in cuor suo non condivida sino in fondo l'ipotesi di radicalizzare a tal punto i suoi ideali di diventare un terrorista.
    E' un tormento per Okiro, quest'ipotesi; anche perché comprende perfettamente che per le sue condizioni lui è un "Capo" solo all'apparenza; e teme di doversi arrendere alla volontà delle sue fanatiche "volontarie", più dei loro compagni decise a battersi ricorrendo anche a mezzi estremi.

     

    Malgrado le premesse, gli insulti prima via radio, poi a voce, e infine a fastidiose provocazioni tra gli "animalisti combattenti" decisi a non consentire la violazione di abissi inviolati e la Missione imbarcata sul Jack London, non ci sarà scontro. Dopo una prima schermaglia, la rabbia del gruppo di Okiro, appena la potente Onyx compare nelle acque delle Marquises, prenderà di mira Teodoro Abrams Todd.

    Da questo momento si troveranno uno di fronte all'altro, tre navi e tre equipaggi, divisi in campi avversi. E nello sviluppo delle situazioni - a volte drammatiche, spesso grottesche - il lettore del romanzo si accorgerà, che i "buoni" non sono solo "buoni"; e i "cattivi" non sono del tutto "cattivi". A spiegarlo sarà la ridda di situazioni diverse e contraddittorie che si susseguiranno nella tensione emotiva creata da un rabbioso rapporto a tre.
    Uno "stato di ostilità" reso più complicato dall'apparire tra questi gruppi opposti, di una tribù di marquisani, superstite etnia dell'isola. Sono stati provocati da una spedizione a terra dell'equipaggio di Okiro, in cerca di frutta e di acqua (il loro trimarano non ha riserve, a bordo, come Onyx e Jack London). Le scarmigliate, seminude ragazze dello Shark, causano scompiglio nel villaggio indigeno, quando, scoperte le qualità eccitanti della Kawa (bevanda rituale, allucinogena potente, usata dagli huarè-poi - i sacerdoti - solo in dosi minime e rare) s'impossessano di quanto veniva conservato e ne bevono sino a stordirsi e a perdere ogni controllo. Il comportamento appare una provocazione aggressiva e da quel momento gli uomini del villaggio si sentono minacciati dai "poopà" imbarcati sulle navi che hanno trovato un ridosso alla loro isola. E mentre a bordo, gli equipaggi si tengono d'occhio vicendevolmente, pronti a infliggere o a parare un colpo dell'una sull'altra, non s'accorgono del pericolo dei primitivi; imprevedibili e pericolosi, nella loro cultura imbastardita che forse non ha del tutto cancellato la non remota consuetudine antropofaga, e la sempre presente istintiva aggressività. Nella loro determinazione di vendicare l'offesa subita, prende corpo un desiderio sino allora represso: usare armi ereditate dagli uomini di una base militare stabilita qui, alle Marquises, al tempo della guerra nel Pacifico. Apparendo sulla scena aggressivi e pericolosamente armati, gli isolani aggiungeranno alla vicenda un imprevisto risvolto, aggravando una tensione crescente.
    Sarà Juv, alla fine, a risolvere il problema con i marquisiani. Parlando sardo e con una trovata paradossale.

     

    Sin dalle prime pagine del romanzo, sarà comunque sott'acqua, a grande profondità, l'avventura che nel romanzo si svilupperà e dovrà sorprendere. Quanto vivranno Marco e Sarah nel loro confronto con il mistero di un abisso completamente diverso da quanti sino ad allora conosciuti. E nella tensione per un incontro con un essere sconosciuto da affrontare, il minisommergibile con il quale scendono negli abissi, è corazzato e equipaggiato per difendersi da un eventuale attacco dell'architeutis; ma l'efficacia delle sue difese non s'è potuta collaudare se non in laboratorio, con prove del tutto sperimentali.
    Quindi, mentre in superficie la tensione tra gli opposti schieramenti aumenta, un'altra, diversa ma egualmente tesa, cresce negli acquanauti. Nel minisub Marco e Sarah - e W.F.Niau, a volte a bordo con loro - trascorrono ore e ore in lunghi giorni di ricerca. Sempre vane.